mercoledì 28 settembre 2011

Una parabola non la si nega a nessuno


C'è sempre una parabola buona a salvare e finanche santificare un gaglioffo o un malvagio o un gaglioffo-malvagio. Ciò dà la misura della complessità del Vangelo che si cela dietro il suo parlar semplice.
Il problema è che gli stessi che non si lesinano mai, anche di fronte a obiezioni che non lasciano scampo, nella ricerca di una nota del Vangelo che salvi il gaglioffo di turno e attribuisca al freddo la morte di Gesù, sono poi gli stessi che tuonano in continuazione contro il Vangelo-fai-da-te o più in generale contro la libertà di dubbio, di pensiero e di interpretazione del cristianesimo, quella stessa libertà che loro (per non fare la brutta figura di parlarne male) definiscono astrusamente relativismo. Come se la relatività della realtà, delle opinioni e dei sentimenti fosse un arbitrio e non un dato di fatto, quando non un diritto naturale. Come se al mondo esistesse qualcuno in grado di fornirci e tanto autorevole da imporci un'interpretazione univoca e inappellabile del Vangelo e della vita. Qualcuno che non sia il Padre Eterno, ovviamente, e che all'occorrenza risulti rintracciabile.