Negli anni '70-'80, tra i giovani di allora (categoria di cui, ahimé, facevo parte anch'io), era in voga un test spacciato come psicologico di cui ricordo solo alcune cose. Tra queste ricordo bene la richiesta di descrivere come ciascuno di noi immaginasse una grotta e di dire quale animale sentissimo più affine e perché. Già la prima volta, in cui fu una magnifica ragazza (lo ammetto, era un'occasione di rimorchio come un'altra) a farmi quelle domande, risposi di getto che il mio animale era il lupo, schivo, autosufficiente e soprattutto assolutamente indifferente alla pessima e infondata fama che nel mondo corre di lui. E il procedere dell'età, lungi dallo smorzarle, mano mano corrobora in lui simili virtù, sino a fargli smarrire lo stesso timore della morte, ch'è di tutti noi animali.
Il vecchio lupo è tutto meno che mondano, perché ha un dio, e sente forte di averlo. Per questo morire non lo spaventa più, per questo non protesta al mondo la sua innocenza. Lui sa che basta che a conoscerla sia il suo dio, l'unico essere che sappia guardare nel suo cuore. E il dio del vecchio lupo è il mio Dio.

A noi immortali non piace essere presi sul serio, ci piace scherzare. La serietà, caro mio, è una nota del tempo: nasce, te lo voglio confidare, dal sopravvalutare il tempo. Anch'io una volta stimavo troppo il tempo e desideravo perciò di arrivare a cent'anni. Ma nell'eternità, vedi, il tempo non esiste; l'eternità è solo un attimo, quanto basta per uno scherzo.
RispondiEliminaPer l'appunto, egregio Sig. Montuoso. E' proprio così.
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